Oltre le pagine di…
In terra straniera
gli alberi parlano arabo
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Oltre le pagine di… In terra straniera gli alberi parlano arabo:
curiosità, approfondimenti e simbologia dei sette alberi che incontriamo nel romanzo di Usama Al Shahmani.

Il frutto del melograno molto noto sin dai tempi antichi, ha accompagnato lo sviluppo dei popoli del mediterraneo e non solo. Per questo ci sono tanti miti e leggende che lo vedono protagonista.
Il melograno è legato alla cultura greca e latina come simbolo di fertilità, abbondanza e del legame amoroso.
Se siete curiosi di conoscere alcuni miti e simbologie dedicate al melograno, vi suggeriamo questo interessante articolo!
Racconta una vecchia leggenda che nelle belle foreste del Libano antico nacquero tre cedri. Come tutti sappiamo, i cedri impiegano molto tempo per crescere e questi alberi trascorsero interi secoli riflettendo sulla vita, la morte, la natura e gli uomini. [...] Un bel giorno, si misero a conversare sul futuro…
Il cedro è un albero tipico delle zone mediorientali. Una delle leggende più famose su quest’albero è quella dei Tre Cedri Del Libano, ripresa anche da Paolo Coelho.


Nel romanzo di Al Shahmani l’albicocco è l’albero dell’incertezza.
Incerte sono anche le origini del suo nome: alcuni pensano che la parola derivi dall’arabo, altri sostengono invece che sia di origine latina e che solo dopo abbia preso piede nella lingua araba.
Il tema è così dibattuto che è protagonista anche di una scena del celebre film di Luca Guadagnino Chiamami col tuo nome, in cui il padre del protagonista e il suo studente discutono sull’etimologia della parola albicocca.
Volete vedere la scena?
L’eucalipto, a differenza degli alberi incontrati finora, non ha origini nel Mediterraneo, ma è un albero originario dell’Oceania. Cresce nelle zone temperate, per questo ora lo troviamo anche nell’Iraq di Usama Al Shahmani e in Italia, soprattutto al Centro-Sud.
Volete sapere un aspetto curioso? L’eucalipto ha sviluppato uno strano sistema per rigenerarsi a fronte dei continui incendi in Australia: le foglie contengono un olio altamente infiammabile che, in presenza di alte temperature li fa esplodere. Miracolosamente dopo l’esplosione l’Eucalipto riesce comunque a ricrescere.


Se per Usama Al Shahmani la palma da datteri è ‘l’albero della patria’, nella cultura araba questo albero è molto importante, al punto che viene chiamato ‘la sorgente della vita’ e anche ‘l’albero benedetto’ perché della palma da datteri non si butta nulla, ma ogni sua parte viene utilizzata.
È un albero così versatile che anche il frutto del dattero non viene solo usato in cucina, ma ha diverse applicazioni, ad esempio viene utilizzato in campo cosmetico contro l’acne!
Questo frutto ha anche una forte simbologia, che è diversa da cultura a cultura: in India è considerato un afrodisiaco, in Egitto un simbolo di fertilità, mentre per i cristiani la sua foglia è simbolo di pace.
L’albero di gelso è molto diffuso nei paesi mediorientali, ed è molto particolare, al punto che si trova spesso al centro di racconti suggestivi.
Nel romanzo di Al Shahmani all’ombra di un gelso a Bagdad siede un’indovina, che gli svela che il sogno che coltiva per il suo futuro sarà realizzato, ma lontano dalla sua terra di origine, e che dovunque andrà si sentirà uno straniero.
Come in questo episodio raccontato da Al Shahmani, il gelso è citato ed è, in alcuni casi, protagonista di molti libri ambientati nei paesi mediorientali. Ad esempio nel romanzo di Aline Ohanesian Raccontami dei fiori di gelso, in cui la storia dei protagonisti incontra, come nel libro di Al Shahmani, la Storia.


Tra gli alberi del romanzo In terra straniera gli alberi parlano arabo troviamo anche la palma dum o dom, l’albero della pazienza. È una palma particolare con il tronco diviso in due parti che crescono una accanto all’altra.
Era considerato un albero sacro dagli antichi Egizi e i semi di questa palma sono stati ritrovati nelle tombe di molti faraoni tra cui anche Tutankhamon.
Ha avuto anche grande importanza commerciale nel periodo coloniale italiano, perché dai suoi semi veniva tratta una sostanza chiamata avorio vegetale, usata per fabbricare i bottoni. Questa tradizione si perse dopo la Seconda guerra mondiale perché i bottoni vennero sempre più fabbricati industrialmente.