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Repertorio dei matti della città di Torino

“Uno telefonava ai vicini per dire che dalla sua finestra vedeva un quadro storto e per favore di drizzarlo, se no non riusciva a dormire.”
«Qualche mese fa ero a Genova a fare un seminario di letteratura, a me a Genova, non so perché, la gente, mi sembrano tutti un po’ squinternati, e ai ragazzi che facevano il seminario, quando ho letto dei pezzi dal  Repertorio dei pazzi della città di Palermo, di Roberto Alajmo, ho chiesto ai ragazzi che facevano il seminario Ma perché non fate il Repertorio dei pazzi della città di Genova? E dopo, il giorno dopo son tornato a Bologna, a guardarmi intorno a Bologna ho pensato che anche a Bologna, c’era pieno di squinternati e mi sono chiesto Ma perché non facciamo il Repertorio dei pazzi della città di Bologna? E ho immaginato che si sarebbe potuto fare un corso di scrittura, non so come dire, senza sentimento, perché il repertorio dei pazzi mi sembra vada scritto come l’ha scritto Alajmo, come se non intervenissero i sentimenti, con il tono degli elenchi di Perec (il  Mi ricordo, o  Alcune delle cose che dovrei pur fare prima di morire, o, addirittura, il  Tentativo d’inventario degli alimenti liquidi e solidi che ho ingurgitato durante l’anno millenovecentosettantaquattro). Bisognerebbe, ho pensato, raccogliere una quindicina di persone (massimo venti), per due fine settimana, sei ore al giorno, 24 ore in tutto di un corso dove si ragioni di queste scritture prive di sentimento, se così si può dire (penso alle cronache medievali, in particolare allaCronaca di Fra Salimbene, a  Il diario intimo di Sally Mara  di Raymond Queneau, a  La coda  di Vladimir Sorokin, a  I remember  di Joe Brainard e alle sue varie riscritture, da quella di Perec,  Je me souviens, a quella, italiana, di Matteo B. Bianchi,  Mi ricordo), paragonandole anche alle scritture sentimentali (mi vengono in mente i testamenti di  Essendo capace di intendere e di volere  del notaio De Matteis,  Vite sbobinate, di Alfredo Gianolio,  La banda dei sospiri, di Gianni Celati, o, anche, le  Lettere di condannati a morte della resistenza italiana). E durante questi due fine settimana, e tra i due fine settimana e subito dopo i due fine settimana i partecipanti si documenterebbero, nei bar, nelle biblioteche, sui posti di lavoro, per reperire il materiale da trasformare poi, sul modello del libro di Alajmo, nel repertorio dei pazzi della città in cui sono.

A me piace il fatto che questo corso, pur assicurando la pubblicazione (si fa una specie di libro collettivo) toglie di mezzo la questione della personalità degli esordienti che è una questione, a volte, complicata, e mi sembra anche bello il fatto che si farebbero dei libri che sarebbero dei piccoli libri di storie, minime, laterali, ma, forse, memorabili, delle città in cui viviamo e che i partecipanti per un po’ sarebbero trasformati, mi viene da dire, in cronisti medievali della contemporaneità».

Paolo Nori

Il  Repertorio dei matti della città di Torino  è stato scritto da: Lucio Aimasso,  Monica Bedana,  Donatella Bosio,  Francesco Caligaris,  Gabriella Dal Lago,  Diego Finelli,  Mariangela Fassino, Sara Fiorillo, Giovanni Frigione, Pino Pace, Monica Rasino, Paola Restagno, Luca Vallese, Giorgio Viarengo, Sharon Zanni.

Gli incontri per la stesura del  Repertorio dei matti della città di Torino  si sono tenuti al Circolo dei lettori di Torino, in via Bogino, 9, tra il gennaio e l’aprile del 2015.

Collana: Repertorio del matti
Genere: Narrativa
Curatore: Paolo Nori
Traduttore:
Illustratore:
Prezzo: 10,00 €
Pagine: 160
EAN: 9788871687377
Data di uscita: 01/10/15
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