Oltre le pagine di…
Il primo maestro
Il primo maestro al cinema
Dal romanzo al film
Nel 1965, dal romanzo Il primo maestro di Tschingis Aitmatov è stato tratto un film, girato dal regista Andrej Končalovskij e sceneggiato dagli stessi Aitmatov e Končalovskij, con Boris Dobrodeyev. Il film è interamente girato in Kirghizistan e ci immerge da subito nell’atmosfera rurale descritta nel romanzo. A Natalya Arinbasarova, il premio come miglior interprete femminile alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia del 1966 per il ruolo di Altynaj!
Back in the USSR
Società e politica nell’URSS

(foto di jacobinmag.com)
«Il Komsomol mi ha mandato a insegnare ai vostri bambini. Quindi abbiamo bisogno di un posto dove farlo. Ecco, penso che costruirò la scuola – col vostro aiuto, naturalmente – in quella vecchia scuderia che sta sul poggio. Che ne dite, compaesani?»
La scuola nel regime comunista
Il Komsomol è un’organizzazione che raccoglieva i giovani comunisti in Unione Sovietica. Dopo la rivoluzione russa e la conquista del potere da parte dei bolscevichi, venne data molta importanza all’educazione. Non solo per dare ai bambini un’istruzione scolastica, ma anche per insegnare alla popolazione a vivere secondo i principi della nuova società comunista. Prima la possibilità di ricevere un’istruzione era riservata solo alla borghesia benestante, con l’Unione Sovietica post rivoluzionaria, ci si adoperò per far arrivare la scuola a tutti, anche nelle campagne.

«Siete contro questo foglio, dove si parla dell’istruzione dei bambini, sul quale è posto il timbro del governo sovietico? E chi vi ha dato la terra, l’acqua, chi vi ha dato la libertà? Allora, chi è contro le leggi dello Stato, chi? Risponda!».
Rivoluzione d’ottobre
La rivoluzione d’ottobre è la fase finale e decisiva della Rivoluzione russa del 1917, che segnò il crollo dell’Impero russo e l’instaurazione della Repubblica sovietica. Fra i primi provvedimenti del nuovo governo ci furono la distribuzione della terra ai contadini, le restrizioni al commercio, il controllo operaio sulle industrie. Inoltre, venne introdotto l’obbligo della consegna dei raccolti alle autorità, cosa che determinò numerose rivolte.
È questo lo scenario che sta alle spalle degli eventi narrati ne Il primo maestro, tutti i cambiamenti e le innovazioni – tra cui l’istruzione per tutti – introdotte dal Partito Comunista che il giovane maestro Djujšen cerca di portare al villaggio, sono frutto della Rivoluzione d’ottobre.
«Ci alzammo. “Toglietevi i berretti”. Scoprimmo obbedienti la testa e anche lui si tolse la budënovka (copricapo). Noi non capivamo il significato di tutto ciò. Allora il maestro disse con voce rauca e rotta: “Lenin è morto. Su tutta la Terra ora la gente è in lutto. Anche voi, restate fermi ai vostri posti. Guardate qui, il ritratto. Che questo giorno si imprima nella vostra memoria»
La propaganda e il culto di Lenin
Le scuole furono uno dei luoghi principali in cui diffondere le ideologie nell’Unione Sovietica, perché permettevano di formare da zero un uomo nuovo e perché i bolscevichi consideravano la propaganda come parte dell’educazione. Le scuole e le organizzazioni giovanili (come il Komsomol di cui fa parte Djujšen, il primo maestro) servivano a introdurre la nuova generazione allo stile di vita collettivo. L’idea che l’educazione dei bambini fosse un dovere dei genitori venne rifiutata. In tutte le scuole furono istituiti gli “angoli di Lenin”, dei piccoli ‘santuari’ con l’immagine di Lenin.

Komsomol e Soviet
Nell’Unione Sovietica, il partito comunista istituì alcune asso- ciazioni, che vengono citate anche ne Il primo maestro di Aitmatov. Djujšen, il maestro, faceva parte del Komsomol, cioè un’organizzazione che univa i giovani sovietici e costituiva, come si può leggere nel suo statuto, “supporto attivo e riserva” del Partito Comunista. Nel corso della sua storia vi militarono oltre 200 milioni di persone.
I Soviet, invece, erano delle assemblee popolari che permettevano una gestione democratica del potere politico ed economico da parte della classe operaia e contadina. Nacquero all’inizio del XX secolo nell’impero russo e divennero il fondamento dello stato socialista, sviluppandosi prima in URSS e poi in altri paesi. (immagine da Wikipedia)

Nella steppa kirghisa
La natura e l’uomo

«Il nostro villaggio, Kurkureku, si trova sulle propaggini della montagna, su un ampio altipiano, nel quale confluiscono da molti passi rumorosi torrenti montani. Un po’ più in basso, rispetto al villaggio, si trova la Valle Gialla, la grande steppa kazaka, circondata dai contrafforti delle Montagne Nere e dalla linea scura della ferrovia, che, attraverso la piana, si dirige a occidente, oltre l’orizzonte».
La steppa e la Valle Gialla
Il territorio del Kirghizistan è quasi completamente montuoso, con vette che arrivano fin oltre i settemila metri d’altezza, ma ci sono anche zone più collinari e pianeggianti, come la Valle Gialla dove si trova il villaggio di Altynaj e Djujšen, in cui Aitmatov ambienta Il primo maestro. Un territorio molto lontano dagli oceani, circondato da deserti e pianure, dove clima e paesaggio hanno cambiamenti sorprendenti. Le montagne hanno un clima rigido e quasi alpino, mentre le valli hanno temperature elevate e sono attraversate da venti caldi e asciutti.

«Tutte le mattine la figura solitaria di Djujšen col cappotto nero saliva per il sentiero sul poggio verso la scuderia abbandonata con un enorme carico di erba cali o di paglia sulla schiena».
Erba cali
Djujšen, il maestro del villaggio di Altynaj, costruisce, sotto lo sguardo scettico e sorpreso degli abitanti del villaggio, la scuola in una vecchia scuderia, usando erba cali e paglia, spesso impiegate in queste zone nelle costruzioni.
L’erba cali fa parte del gruppo delle “piante pioniere”, chiamate così perché colonizzano zone sabbiose dove altre specie non si adattano facilmente. Cresce in densi cespugli e dalle sue ceneri si ricavava la soda.

«Si avvicinava l’inverno. Fino alle prime nevicate continuammo ad andare a scuola attraversando il torrente pietroso, che mormorava sotto il poggio. Ma poi non ce la facevamo più a guadarlo: l’acqua gelata ci bruciava i piedi. Soffrivano soprattutto i bambini: venivano loro addirittura le lacrime agli occhi».
L’inverno kirghiso
L’inverno in Kirghizistan può essere molto rigido, la temperatura nelle valli può arrivare a -18°C, ma sulle montagne può scendere anche di più. È tipica la neve e i corsi d’acqua ghiacciano di frequente. Nel romanzo “Il primo maestro” vediamo i personaggi alle prese con il freddo inverno, il maestro aiuta i bambini a passare da una parte all’altra del fiume, pur di permettere loro di frequentare la scuola. I più benestanti per combattere il rigido clima usavano pellicce di pecora e i malachaj, tipici colbacchi di pelliccia di volpe, con copriorecchi molto grandi.
(foto di oattravel.com)

«Quando vivevo ancora al villaggio, Djujšen lavorava come mirab del kolchoz ed era sempre in giro per i campi. Qualche volta passava per la nostra strada, dopo avere legato alla sella un grosso ketmen’, e il suo cavallo assomigliava per certi versi al proprietario anche lui ossuto e dalle zampe magre».
L’agricoltura
L’agricoltura è stata per secoli l’attività principale del popolo kirghiso. Anche il primo maestro, prima di unirsi al partito comunista, lavorava a contatto con i campi. Faceva il mirab, cioè l’esperto dei sistemi di irrigazione, per il kolchoz, l’azienda agraria collettiva dell’Unione Sovietica. Uno degli utensili che venivano utilizzati molto in quest’ambito è il ketmen, che veniva usato sia come falce per l’erba che come zappa.
(in foto un ketmen)
LA MAGIA DELLA VITA CONTADINA
Folklore popolare e tradizioni kirghise
Le origini del nome Kirghizistan
Sembra che i primi abitanti del Kirghizistan provenissero dalla Siberia e dalla Mongolia e si siano stanziati nel territorio kirgizo tra il X e il XV secolo. Il nome del paese deriva dal termine kyrk kyz, che significa ’40 ragazze’, che combacia con la leggenda tramandata a voce delle 40 madri dei clan originari. Al giorno d’oggi i legami con gli antichi clan si possono trovare nella divisione in due federazioni, che rimangono culturalmente, etnicamente e politicamente divise, come dimostrato anche dal violento sconvolgimento politico del 2010. Sono 40, come i clan originari, anche i raggi del sole che compare sulla bandiera kirghiza!

Tokol, seconda moglie
Nella cultura kirghiza, il matrimonio era di importanza fondamentale. La poligamia è frequente, soprattutto nel sud del paese, anche a causa della tradizione religiosa musulmana del paese. La seconda moglie, chiamata tokol, viene presa in sposa con una cerimonia religiosa, celebrata dall’imam e non ha nessun diritto legale secondo la legge kirghiza.
La poligamia è stata bandita con il Codice Penale del 1997, che prevede la non validità del secondo matrimonio; tuttavia, questa tradizione è ancora permessa dalla legge islamica. Queste unioni, che vengono ancora celebrato, creano tuttora dei conflitti tra la legge religiosa e quella civile.

«Ero una tokol, ossia ‘seconda moglie’. Oh, come odio questa parola! Chi, in quali tempi disperati, l’ha inventata! Cosa può esserci di più umiliante della condizione di seconda moglie contro la propria volontà, schiava nel corpo e nell’anima?».
Le antiche religioni
La maggior parte della popolazione kirghisa segue la religione islamica, che fu introdotta tra il settimo e il dodicesimo secolo nel paese. Accanto all’Islam, però, in passato esisteva anche una religione tribale, il totemismo, che consiste nell’adorazione di alcuni animali ed elementi della natura.
Questa religione era comune soprattutto tra le tribù nomadi e rafforzò la fede nello sciamaneismo (potere di guaritori tribali e maghi che hanno connessioni mistiche con il mondo degli spiriti) e nella magia nera.
Tracce di questa tradizione si possono trovare ancora oggi in alcune pratiche religiose kirghise!

«“Non c’è verso, ha il cuore sottosopra!” si preoccupò Kartanbaj, alzandosi anch’egli dal giaciglio. “Forza, vecchia, dille qualcosa, sussurrale un incantesimo, fai in fretta…” D’improvviso si preoccuparono tutti. Sajkal sussurrava formule magiche, mi spruzzava il volto con acqua ora fredda, ora calda, mi riempiva di vapore e piangeva lei stessa insieme a me. Ah, se avessero saputo che il mio cuore era ‘sottosopra’ per la grande gioia che non avevo la forza di esprimere a parole».
Bešbarmak, un piatto tipico
Il Bešbarmak è un piatto tradizionale preparato dai nomadi dell’Asia centrale, e diffuso in paesi come il Kirghizistan e il Kazakistan, dove è considerato piatto nazionale. Il nome significa ‘cinque dita’, infatti il piatto viene mangiato con le mani. È composto da un letto di pasta tagliato a straccetti, come i nostri maltagliati, e coperto da carne di cavallo, montone o bovino e salsa di cipolle.
(immagine di Wikimedia Commons)

«Lo zio era seduto in un angolino del giaciglio, anche lui insieme a una persona a me sconosciuta. Giocavano a carte, bevevano vodka e mangiavano bešbarmak».
TSCHINGIS AITMATOV
Oltre lo scrittore, il politico internazionale

(foto della Nato media Library)
Aitmatov ambasciatore
Tschingis Aitmatov non è stato solo un grande scrittore. Ha avuto anche una carriera diplomatica che lo ha portato prima come ambasciatore dell’Unione Sovietica, e poi del Kirghizistan, nell’Unione Europea, nella NATO, nell’UNESCO e nei paesi Benelux.
Qui troverete un’interessante intervista di Aitmatov per la NATO Review, sulla religione in Kirghizistan e sui rapporti con la NATO
Casa museo di Aitmatov
Per tutti i lettori curiosi di sapere dove nascono le idee degli autori che amano, vi invitiamo a fare un tour virtuale nella casa museo di Aitmatov! La casa si trova nella città di Bishkek, capitale del Kirghizistan.

(foto dal sito ufficiale della casa museo aitmatov.kg)
Ministro di Gorbacëv
La carriera diplomatica di Aitmatov iniziò dopo che l’autore si unì alla campagna di Gorbacëv per la diffusione della ‘perestrojka’. Si trattava di un complesso di riforme politico-sociali ed economiche che volevano riorganizzare la struttura politica e sociale dell’Unione Sovietica negli anni ’80. Nei giorni di declino dell’URSS, Aitmatov fu investito da Gorbacëv della carica di ambasciatore per i paesi Benelux.
(foto della Fondazione casa museo Aitmatov)
