Oltre le pagine di…
La mia estate fortunata
CONTENUTI SPECIALI
Dall’inchiesta al romanzo
La mia estate fortunata è l’esordio di Miriam Toews, ma ha già in sé molti dei temi ricorrenti nei suoi futuri romanzi: la ribellione giovanile, il legame con la sua vita, il viaggio e la presenza di protagoniste femminili forti e originali.
Scritto quando era una giornalista freelance, l’idea è nata dopo aver lavorato su un documentario per CBC Radio sulle madri single.
C’era qualcosa che sentiva di non aver raccontato nella sua inchiesta.
Come racconta lei stessa in diverse interviste, si era approcciata al giornalismo probabilmente perché non era pronta per realizzare il sogno della scrittura. Ma aveva il vizio di abbellire le notizie. Così, un insegnante, accortosi del suo talento, la incoraggiò a scrivere romanzi. Fu il primo a credere in lei, dopo suo padre.

La mia estate fortunata ha vinto il John Hirsch Prize nel 1996 ed è stato candidato allo Stephen Leacock Memorial Medal for Humour e al McNally Robinson Book of the Year Award, premio poi vinto con Un tipo a posto.
Le ingiustizie del sistema
FOTTI I RICCHI EPPOI MANGIALI
Questa è la scritta che campeggia sul muro del parcheggio dell’Half-a-Life. Testimonianza dell’equilibrio tra dramma e commedia, ci ricorda che La mia estate fortunata non è solo una storia effervescente, ma anche una denuncia dei malfunzionamenti del sistema assistenziale, in particolare del suo maschilismo.
Per queste donne avere un uomo, o semplicemente conoscere l’identità del padre dei loro figli, significa rischiare di perdere il sussidio statale, mentre una compagna lesbica è considerata solo una coinquilina. I soldi non bastano mai e molte giovani madri della casa popolare sono costrette a ricorrere a contrabbando, piccoli lavoretti e piccoli ricatti.
Sono passati più di vent’anni da La mia estate fortunata e molte cose sono cambiate in meglio, eppure esistono ancora differenze di condizione tra uomo e donna; differenze economiche e sociali, e ciò è vero soprattutto per le molte madri single.

Sono passati più di vent’anni da La mia estate fortunata e molte cose sono cambiate in meglio, eppure esistono ancora differenze di condizione tra uomo e donna; differenze economiche e sociali, e ciò è vero soprattutto per le molte madri single.
Hal-a-Life
Avevo fatto dell’Half-a-Life e delle donne che ci abitavano un tempio da venerare.
L’Half-a-Life è più di una casa. Per queste donne in difficoltà è un universo. Protagoniste del romanzo sono Lucy e Lish, ma anche tutte le altre donne dell’Half-a-Life: Sarah, Teresa, Terrapin, Angela… Tutte delle sopravvissute. Gli uomini sono i grandi assenti di questa storia.
Anche se tutte chiamano la casa popolare Half-a-Life, ovvero “mezza vita” il suo vero nome è un Have-a-Life “come Have a chocolate, o Have a Brezel, ma nessuno la chiamava così”.

Avevano valutato Seek-a-Life (cerca una vita), poi Take-a-Life (prendere/togliere una vita) e Get-a-Life (fatti una vita!), anche Dial-a-Life (un nome diffuso tra le case popolari a Winnipeg). Vinse Have-a-Life, ma nessuna la chiamava davvero così, si andava avanti a storpiature tipo Have-a-Light (hai da accendere?), Have-a-Laugh (fatti una risata!), Half-a-Loaf (mezza pagnotta) e così via.
Le colonne sonore di Lucy e Lish
La musica ha un ruolo importante in tutti i libri della Toews, e il suo esordio non fa eccezione.
La mia estate fortunata ha una colonna sonora eccezionale, fatta di canzoni popolari, romantiche, nostalgiche che hanno lasciato un’impronta nell’immaginario collettivo grazie a interpreti come Cher, Frank Sinatra ed Elvis Presley, o a grandi classici del cinema e del musical americani degli anni ’50 e ’60 come South Pacific, Alfie e Colazione da Tiffany.
Queste canzoni accompagnano Lucy da tutta la vita: era sua madre a cantargliele, e ora lei le insegna a Lish.
Lettere aperte al padre di suo figlio
Guardo fuori dalla finestra ed è a quel punto che mi viene la mia idea brillante. Mi sento come se fossi Pierre Elliott Trudeau e fossi appena uscita a fare una passeggiata nella neve. Alzo gli occhi, con fiocchi bagnati grandi come fette di torta che mi si spatasciano in faccia, ed eccola lì, la risposta: ABBANDONA LA POLITICA. O meglio, probabilmente: QUITEZ LES POLITIC. Devo chiedere a Teresa. Comunque, nel mio caso, non era ABBANDONA LA POLITICA o quel che è, era SCRIVI LETTERE. E non stavo camminando nella neve, stavo fissando la pioggia dalla finestra – ma tant’è. Mi è balenato.
E le avrei firmate “Con amore, Gotcha”.
A un certo punto del libro Lucy ha un’illuminazione: forse il modo per uscire a testa alta dal guazzabuglio della sua vita sarebbe scrivere delle lettere. Non tutti sanno che nella vita reale Miriam Toews ha scritto, inizialmente in modo anonimo, firmandosi “X”, delle lettere aperte per il padre di suo figlio, di cui non conosceva l’indirizzo.

Pubblicate inizialmente online sulla rivista Open Letters, le parole di Miriam Toews possono adesso essere ascoltate grazie alla voce di Alexa Junge e a un podcast: Tell it To The Void.
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