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Oltre le pagine di… Una catena di rose

UNA CATENA DI ROSE
di Jeffrey Moore

Traduzione di Claudia Tarolo

Una catena di canzoni

Dalla musica classica, al grunge, da Edith Piaf ai Beatles, nel romanzo le citazioni musicali sono così frequenti da farci ripercorrere gran parte della storia della musica!

 

Una catena di culture

Nel libro incontriamo tantissime culture a contatto tra loro, e Milena, in parte zingara e in parte indiana, ne è un chiaro esempio. Vediamo più da vicino alcuni degli elementi del romanzo, e le culture a cui appartengono.

Anting-anting

«Ci provai, ma era troppo fragile, e si strappò di sbieco. Dovetti usare due mani per rimediare. “Ora piegala, e infilala nel
taschino della camicia. Così. Non perdere questa pagina magica, Jeremy, è il tuo anting-anting, il tuo tappeto volante, ti porterà dove vuoi. Ma devi avere pazienza, aspettare che venga il suo momento, e potrebbero volerci mesi, o anni. Adesso vai”».

Nella cultura filippina gli anting-anting (chiamati anche più comunemente agimat) sono dei talismani fatti in ottone, rame, legno o addirittura osso, indossati per proteggersi contro il malocchio e per propiziare la salute e l’amore. Nel romanzo la pagina che zio Gerard fa scegliere a caso a Jeremy diventa il suo anting-anting, l’amuleto che guida la sua vita.

Tabla

«“La Dark Lady suonava? Io suono uno strumento a percussione – le tabla”. “Consideri le tabla uno strumento musicale?” “Sì, naturalmente. La percussione è il battito cardiaco della musica. Ascolta, si sentono proprio adesso”».

Il tabla è uno strumento a percussione di origine indiana, particolarmente presente in India, in Pakistan e in Bangladesh. È
formato solitamente da due piccoli tamburi, uno in legno e l’altro in metallo o in argilla, sui quali, tramite dei legacci, è fissata
la membrana in pelle. Il tabla è utilizzato sia nella musica classica indiana che in quella religiosa ma anche nella musica occidentale moderna per conferire tinte e toni etnici.
Raga

«“Mi pare che non… vada da nessuna parte. È come se continuasse ad avvolgersi a spirale”. “Proprio così, non c’è sviluppo, non c’è armonia. Si basa su composizioni musicali chiamate raga. L’abilità del musicista consiste nel mostrare, con infinite sfumature e abbellimenti, l’intera gamma delle combinazioni ammissibili all’interno del raga prescelto”».

Il termine raga indica delle particolari strutture musicali tipiche della musica classica indiana. L’esecuzione dei raga segue delle precise regole relative alle frasi melodiche che si basano su un certo numero di scale. Il raga è fortemente legato alla cultura indiana, per cui il tempo è concepito secondo la ripetizione di cicli; allo stesso modo anche i raga suggeriscono una certa circolarità. Lo strumento tipico con cui viene praticato è il sitar.
Seppuku

«“Ma ricorda quel che disse Bruto – il suicidio è un atto ‘vile e meschino’”. “L’ha detto qualche istante prima di suicidarsi”. “È vero. Perché non provi con un rituale seppuku, piuttosto?”».

Il seppuku è un’antica pratica della cultura giapponese che prevede di suicidarsi per sfuggire a una morte disonorevole per
mano dei nemici, per esprimere cordoglio per la morte del proprio signore o per protestare per un’ingiustizia subita.
Il seppuku rappresenta lo stesso gesto dell’harakiri: la differenza è che questo termine viene usato per la lingua parlata, mentre il primo per quella scritta. Il rituale prevede una pugnalata nel proprio ventre; tradizionalmente con il suicidio i samurai potevano mantenere il loro onore.
Gadje e Phuri dai

«Milena, sulla soglia, ammutolita, tentava di assimilare lo spettacolo di fronte a lei. Il padre si era rimesso in piedi. “Gadje!” inveì contro di me, per poi biascicare e ruggire con Milena in rumeno, ceco o boemo occidentale».

Gadje, o gadjo, è un termine utilizzato dalla popolazione rom per riferirsi a una persona non zingara. In Francia è attualmente utilizzato anche come forma gergale per indicare una persona che non appartiene a una determinata comunità.

«È andato tutto bene. Mi ha fatto piacere rivedere mia zia. È una donna in gamba, una phuri dai, è il capo della sua banda. Andiamo molto d’accordo – mi ha chiesto di restare».

La phuri dai è una donna, solitamente anziana, che è al comando del clan zingaro di cui fa parte. È colei che prende le decisioni e il suo potere all’interno della famiglia sovrasta quello di tutti gli altri membri. Prima di prendere qualsiasi decisione, infatti, è necessario consultarsi con la phuri dai e avere il suo benestare.
Pysanka

«Con un sorriso triste rientrò a prendere qualcosa per me, e ben più prezioso: un pysanka, un ovetto pasquale variopinto. Era una specie di valentino, mi spiegò poi Milena, un dono del cuore, fatto apposta per me».

Il Pysanka è un uovo di Pasqua decorato secondo alcune tecniche tipiche dei paesi dell’Europa dell’est. Il suo nome deriva dal verbo ucraino “pysaty” che significa “scrivere”. Può essere considerato come un semplice oggetto ornamentale però, dietro le forme e le geometrie dei disegni, ci possono essere dei richiami agli elementi primari quali terra, acqua, sole e stelle che possono essere letti anche in chiave religiosa.

Una catena di giochi

Anagrammi e non solo

«Talvolta ci scrivevamo anagrammi – Gerard inventava continuamente anagrammi, sintomo di schizofrenia, dicono – con parole pescate a caso dal «Manchester Guardian» o dallo «Yorkshire Post». Gerard pretendeva che fossero ‘pertinenti’ – connessi con il significato della parola in questione. Io faticavo a trovarne, però una volta escogitai BIBLIOTECARIO/BEATO COI LIBRI. Se i miei anagrammi non erano pertinenti, lo zio diceva “Jeremy, sei stato impertinente!” e io ridevo, senza sapere perché. Gerard era sempre pertinente. L’11 marzo 1972, per esempio, scrisse: TENERA SPOSINA/ETERNA SPINOSA; UNA SUOCERA/CAUSA NUORE; DI UN FIERO MALE/RIMEDIO: LA FUNE».

Gli anagrammi, di cui il misterioso zio Gerard sembra essere un esperto, sono il risultato del rimescolamento di una o più lettere all’interno di una o più parole realizzato in modo da creare altre parole o frasi di senso compiuto. Oggi sono un passatempo arguto classificabile tra i vari giochi linguistici, ma quello dell’anagramma è un esercizio antico, conosciuto dal popolo ebraico, dai cabalisti, e dal popolo greco, per il quale il gioco linguistico si legava a pratiche magiche. L’anagramma è
stato spesso sfruttato dai poeti, per provocare stupore. Oltre agli anagrammi esistono altri giochi verbali curiosi e interessanti: il palindromo, per esempio, prevede una serie di lettere che letta al contrario rimane uguale (I topi non avevano nipoti); oppure l’acronimo, un nome formato con le lettere iniziali di più parole. Di solito le sigle sono acronimi, ma anche in questo caso non mancano esempi tratti dal mondo della poesia.

La pagina di Jeremy
All’inizio del romanzo il misterioso zio Gerard propone a Jeremy un gioco: bendarsi e indicare una pagina a caso da un libro qualsiasi. Quella pagina sarebbe diventata la guida del giovane, in essa avrebbe trovato tutte le risposte riguardanti il proprio destino e non avrebbe mai dovuto abbandonarla. Anche a distanza di molti anni Jeremy continua a credere ciecamente al potere magico della pagina e, a seconda degli avvenimenti che capitano nella sua vita, cerca continuamente possibili spiegazioni e connessioni con il suo contenuto. Ma di cosa parla effettivamente quella pagina? Tratta da un dizionario, ovviamente di cose disparate, che hanno in comune solamente le prime quattro lettere, come Shakespeare e Shakuntala.
Conosciamo allora un po’ meglio queste due figure, distanti anni luce una dall’altra ma ugualmente imprescindibili per il protagonista del romanzo!
William Shakespeare è considerato il più grande scrittore in lingua inglese e il più importante drammaturgo dell’intera cultura occidentale. Nonostante fosse già popolare in vita, William ha conosciuto la vera gloria solo dopo la sua morte: le sue opere teatrali sono state celebrate e messe in scena infinite volte nel corso dei secoli fino al giorno d’oggi. È considerato il padre e l’autore più rappresentativo della letteratura inglese, ma sono giunti fino a noi solo pochissimi documenti su di lui; per questo tra gli studiosi sono sorti tantissimi dubbi sul suo credo, sull’attribuzione di alcune opere e persino sulla sua identità!
Per saperne di più su Shakespeare e l’adattamento delle sue opere, vi consigliamo questo documentario interessantissimo!

Shakuntala è un personaggio mitologico indiano e fa parte del poema epico chiamato Mahābhārata; è anche la protagonista di un dramma indiano, celebre in patria, intitolato Abhijñānaśākuntala. In sanscrito il suo nome significa “protetta dagli uccelli”. Secondo il mito è la moglie di Dushyanta, un re della tradizione letteraria indiana, e la madre dell’imperatore Bharata, La storia raccontata nel Mahābhārata ha influenzato molta letteratura successiva e non solo orientale, come dimostra una poesia scritta da Guillaume Apollinaire, in cui si parla proprio di Shakuntala. La tradizione mitologico-letteraria indiana e, in questo caso, il personaggio di Shakuntala, oltre ad aver influenzato la letteratura, ha ispirato anche altre arti: la scultrice francese Camille Claudel, infatti, nel 1905 raffigurò in una statua di marmo il momento della riunione tra l’eroina femminile e il suo sposo Dushyanta.

Una catena di donne

«Con voce pubescente chiesi a una commessa se avessero un testo ‘per principianti’ sul femminismo. “Un cosa?” “T-testo per principianti sul femminismo, o sul lesbismo. Tipo bigino o…” “Posso controllare. Nerissa, Nerissa! Abbiamo un testo per principianti sul femminismo? O sul lesbismo?” “Un cosa?” “No, no” mormorai. “Non importa…” “Testi per principianti sul femminismo o lesbismo! Tipo bigino!” Tutte le teste presenti nel negozio si girarono. “Va bene anche un livello intermedio»” sussurrai. “Qualche…qualche nozione ce l’ho”».

Il femminismo è un movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne. In senso più generale possiamo definirlo come insieme di teorie che rimettono in discussione la condizione tradizionale della donna e propongono nuovi tipi di relazione tra i generi.
È un tema di grande attualità, ma ha iniziato a svilupparsi già durante l’Illuminismo, quando si iniziò a parlare di istruzione femminile e poi durante la Rivoluzione Francese, quando le donne iniziarono a partecipare ai movimenti politici. Solo a partire dagli inizi del Novecento, prima in Australia e poi nel resto del mondo, le donne ottennero il diritto di voto. Oggi le organizzazioni di difesa dei diritti fondamentali denunciano largamente le violenze ai danni delle donne: leggi discriminatorie, violenza domestica o sessuale e, in certe parti del mondo, mutilazione genitale.

Per saperne di più sulle lotte femministe oggi, vi consigliamo questo interessantissimo approfondimento:

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