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Oltre le pagine di…

Zainab conquista New York

Tra New York e l’Africa con Zainab

Zainab conquista New York
di Ayesha Harruna Attah

Traduzione di Francesca Conte

Ayesha Harruna Attah racconta Zainab conquista New York

Ascolta il JukeVox di Zainab conquista New York. Voce di Serena Ciacci

New York by night con ZAINAB

New York è la Grande Mela, il melting pot, una metropoli diventata microcosmo: non c’è da meravigliarsi se Zainab trova l’intero mondo nelle sue strade.
La comunità ghanese di New York è la più estesa di tutti gli Stati Uniti, concentrata soprattutto nel Bronx, dove vive lo zio Ali. Ma Zainab vuole andare oltre la sua comunità: esplorare, conoscere, sperimentare tutto ciò che offre la città.
Il libro infatti è prima di tutto una dichiarazione d’amore per Brooklyn, e in particolare Bushwick, il quartiere di Zainab, coi suoi muri colorati della street art che la fa sognare.

Ora invece seguiamo Zainab alla scoperta dei locali da vivere di notte a NY.
Li trovate spostandovi nella mappa e anche raccontati nelle schede qui sotto:

Pianos

“Pianos è un nome davvero azzeccato, per un locale dove si suona. L’insegna pare autentica, e mi domando se l’hanno staccata da un altro negozio, o se lì effettivamente un tempo si vendessero pianoforti”.

Pur non avendo ancora ventun anni, Zainab riesce ad entrare anche da Pianos, storico locale del Lower East Side.
Da vent’anni ospita concerti di musica rock e dj set, soprattutto di artisti emergenti o di fama locale; il nome Pianos è dovuto al fatto che l’edificio ospitava in origine un negozio di pianoforti: l’insegna, infatti, è ancora quella originale!

Celebrate Brooklyn

Stasera ti porto a un concerto” annuncio.
Fa per protestare.
Di Angélique Kidjo…”
Ah, avresti dovuto dirmelo ieri! Avrei messo in valigia un paio di jeans. Ho portato solo i miei completi da Maame-Maame, per il convegno. Oh, Angelique Kidjo è favolosa!”

Il concerto a cui Zainab trascina la sua Mma si tiene nel corso del favoloso Celebrate Brooklyn!, un festival che si tiene ogni anno nel quartiere sin dagli anni Settanta. È occasione di ritrovo per tantissimi giovani newyorchesi, un po’ come una moderna Woodstock: vi si esibiscono musicisti di fama locale e nazionale, e si celebra l’identità multiculturale di Brooklyn attraverso tutti volti della sua musica.

Webster Hall

“[..]non avendo io ancora compiuto ventun anni, l’unica alternativa è Webster Hall. Uno dei pochissimi posti nella City che concedono ai minorenni un assaggio di vita”.

 

Webster Hall è fra i primi locali newyorkesi che Zainab frequenta.
Costruito nel 1886, rinnovato e ristrutturato innumerevoli volte, ha ospitato la prima discoteca del mondo.
Frequentato anche da Francis Scott Fitzgerald, Marcel Duchamp e Man Ray.

Da tempo è sede anche di importanti concerti e nel 2008 è stato designato Patrimonio nazionale dell’umanità.

Angelika Film Center

“È una bella serata tiepida, ma arrivo al Cinema Angelika con un anticipo imbarazzante, anche se ho perso tempo apposta passeggiando. Alex si presenta con una camicia di lino, i jeans e la barba di due giorni. Ha i capelli più lunghi del solito e un po’ ricci, e le mie gambe si scaldano al pensiero di quello che faremo dopo cena. Mi ha dato un assaggio di cosa vuol dire stare con qualcuno, e ora ne vorrei un altro po’ ”.

Il luogo del secondo appuntamento di Alex e Zainab è l’Angelika, storico cinema di New York che dal 1989 proietta film stranieri e indipendenti. È il ritrovo perfetto per gli amanti dell’arte e dei film d’autore: un luogo molto chic e classy, con una meravigliosa facciata minimal.

3rd Ward

Buonasera a tutti” dice una donna con gli occhialini. “Benvenuti alla nostra serata Drink and Draw”. Spero che abbiate tutti le vostre matite e il vostro album. David, qui…[…]offrirà delle pose di un minuto alla volta per farvi scaldare la mano. Poi le terrà sempre più a lungo. La birra è gratis, a piacimento. Allora, forza, bevete e disegnate!”

Il 3rd ward è stato per sette anni, dal 2006 al 2013, un punto di riferimento per gli eventi culturali di Brooklyn. Fondato da due squattrinati artisti emergenti con l’intento di fornire alla città uno spazio per praticare l’arte a basso costo, per tutta la sua esistenza ha ospitato mostre, serate di alcool e arte come la Drink and Draw, e tanti altri eventi.
Forse tra i luoghi più interessanti della vita notturna di Zainab 🙂

KGB

“Il locale porta il nome della famigerata agenzia russa dei servizi segreti, ed è tutto arredato a tema, rosso e giallo, con falce e martello in ogni dove. È sorprendentemente gremito. Non avrei mai immaginato che Sam riuscisse ad attirare una folla simile”.

Locale di ritrovo della gioventù colta (e bohémien) di New York City, il KGB ospita reading di poesia e narrativa per la gioia di un pubblico ben fornito di drink (molto forti).
Dentro è arredato tutto come se ci si trovasse nella Russia bolscevica: busti di Lenin, miniature di Stalin, e tanto, tanto rosso.
Considerato fra i più interessanti ritrovi di intellettuali della città, il KGB è ancora vivissimo: casomai vi capitasse di passare dall’East Village…

… E BY DAY!

Se non siete anime notturne, ecco qui altri luoghi frequentati di giorno da Zainab!

Bushwick

“Questa adesso è casa mia. Visualizzo mentalmente come doveva essere piena di verde, un tempo, quella zona. Da qualche parte avevo letto che prima che diventasse Bushwick – Boswijck, il quartiere nei boschi – i padroni originari di quelle terre, gli indiani Canarsee, la chiamavano Navack. […] Fin da piccola mi è sempre bastato conoscere anche in minima parte la storia di un posto, per riuscire a raffigurarmelo nelle sue vite precedenti…

Dove altro poteva vivere un’aspirante fumettista, se non nel coloratissimo quartiere della street art? Bushwick, situato nel cuore di Brooklyn, è un quartiere davvero camaleontico. Un tempo popolato dalla classe operaia, era una delle zone meno raccomandabili di New York. Ma dal 2011 è rinato, proprio grazie al lavoro degli artisti di strada che lo hanno reso una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto. 

Manhattan Mall

Supero le porte girevoli all’entrata del Manhattan Mall e, mentre passo accanto a una guardia della sicurezza, la sento sospirare profondamente. Mi domando cosa la renda triste. Le sorrido, per rassicurarla: andrà tutto bene. Vedi, il mio uomo è tornato. Tornerà anche il tuo”.

Il Manhattan Mall è il luogo in cui spesso Zainab incontra lo zio Ali, e dove insieme si godono squisiti pranzetti a base di lo mein. Si tratta di uno dei più antichi centri commerciali di New York: fu costruito più di un secolo fa. Purtroppo, però, ha chiuso nel 2020 in seguito ai danni economici causati dalla pandemia: possiamo gustare i deliziosi lo mein soltanto nell’immaginazione…

Graham Avenue

Oltrepasso una fila di negozi che vendono dischi, e strumenti musicali, inframmezzati da fioristi e qualche locale. Un’insegna verde proclama che questa è Graham Avenue, alias Avenue of Puerto Rico. Sono affascinata, e scaccio via d’un colpo il malumore che covo dentro da tutto il giorno. La strada è inondata di luce, e bandiere messicane e portoricane spuntano dai balconi come lingue insolenti”.

Esplorando la città con Mary Grace, Zainab si trova a passare nel tripudio di colori di Graham Avenue e ne rimane affascinata: la zona, infatti, racchiude una piccola Portorico, e persino una Little Italy.
Questa via prende il nome di Puerto Rico Avenue nella parte Sud, ed è il centro della comunità portoricana a New York sin dagli anni Venti; la comunità protoricana è così numerosa che ogni anno a New York si celebra il Puerto Rican Day!
Il lato Nord di Graham Avenue, invece, si chiama Via Vespucci, ed è stata abitata da emigrati italiani addirittura dall’Ottocento. Questo insieme di culture è visibile oggi soprattutto nel cibo: ristoranti e locali da leccarsi i baffi! 🙂

Park Avenue

È giovedì ma sembra venerdì. Park Avenue è piena di movimento, giacche sbottonate, pettinature che si disfano, infradito che prendono il posto dei tacchi a spillo”.

Questo bel viale pieno di vita e traffico è lo scenario del primo happy hour a cui Zainab partecipa con i propri colleghi. È un lungo viale ricco di alberi, incorniciato dai tipici grattacieli del business newyorkese; ma basta che Zainab giri l’angolo per trovarsi in un allegro pub irlandese dove le ore di lavoro sono ben lontane, e la vita notturna è più frizzante che mai!

Fort Greene

Scendo a DeKalb Avenue, e pur se sono già stata a Fort Greene un paio di volte, mi ritrovo a perlustrare tutti e quattro gli angoli dell’incrocio in cui sono emersa, in cerca di un punto di riferimento familiare. Finalmente scorgo la Brooklyn Academy of Music, la BAM, con la sua iconica torre di guardia. È sempre stata lei la mia Stella Polare a Fort Greene, so che per arrivare al parco devo lasciarmela alle spalle. Percorro una via favolosa, fiancheggiata sui due lati da una serie di brownstone in tutte le sfumature del mogano, ambra, cioccolato”.

Vicino al centro e ricco di verde, Fort Greene è il quartiere newyorkese per eccellenza. Il suo tratto distintivo sono le brownstones, ovvero le case in pietra marrone rossiccio che tutti conosciamo grazie a innumerevoli film e serie tv (presente il palazzo di Carrie Bradshaw? Ecco). Questa zona prende il nome dal meraviglioso parco in cui Kweku invita Zainab per vedere insieme la partita del Ghana. È un quartiere residenziale ma cosmopolita, pieno di mercati, spettacoli, eventi culturali e sportivi. Il locale in cui Zainab e Kweku guardano la partita, il Madiba, esiste ancora: vi si può gustare ogni genere di prelibatezze dell’Africa del Sud.

LA PLAYLIST DI ZAINAB

Come la sua amata Carrie di Sex and the City, anche Zainab si destreggia tra imprevisti cittadini, sfortune amorose e amicizie complicate, tutto sullo sfondo della vivissima New York City.
E non può certo farlo senza il giusto sound: dall’afrobeat al pop degli anni 2000, questa è la colonna sonora che accompagna Zainab ogni giorno.

LE PAROLE DI ZAINAB

Tra le pagine del romanzo, troviamo tante parole ghanesi e pagina dopo pagina anche la lingua ci aiuta a conoscere un po’ meglio la cultura in cui è cresciuta Zainab: dai termini affettuosi usati in famiglia, alle parole che identificano gli abiti, i piatti tipici, i riti.

Wo yo, ay, eish e altre espressioni

Cominciamo da wo yo, l’imprecazione favorita di nonna Jamila: la utilizza così tanto da contagiare, alla fine, anche Zainab.: dentro c’è “sorpresa, shock e tutta la gamma di emozioni in mezzo”. È la reazione spontanea davanti a qualcosa di inaspettato.

Ci sono anche espressioni di disappunto come ay (ay, queste voci!) e lo stizzito eish con cui anche Densua, amica di Zainab, reagisce agli imprevisti e ai fastidi della Grande Mela.

Quando invece i pettegolezzi (konkonsa) sono particolarmente succosi, la reazione è una sola: ei sa? (“davvero?!”)

Papa

Papa è in assoluto la parola ghanese più utilizzata nel libro. È un termine diffuso non solo in Ghana, ma in gran parte dell’Africa, con tantissimi significati diversi. I più comuni sono quelli che indicano qualcosa di buono, o il semplice significato di “bene”: solitamente, un nativo del Twi è in grado di capire perfettamente qual è il significato da attribuirvi a seconda del contesto.

Mma e Paapa

Papa non va confuso con paapa, il corrispettivo del nostro papà; i pensieri che Zainab dedica a suo padre sono sempre intensi, dolci, affettuosissimi – il padre che la chiama scherzosamente flaneur, che la educa ai libri e alla bellezza – e che le manda il buffo fumetto di Captain Africa.

La mamma invece – Mma – è per Zainab legata ad aspetti della vita altrettanto piacevoli, ma più dettati da regole: la Mma di Zainab si porta dietro, inoltre, un caleidoscopio di termini derivati dalla tradizione dell’islam africano (una fra tutte, l’“Alhamdullilah!” di soddisfazione non appena scopre che Zainab e Mary Grace si stanno impegnando per imparare a cucinare).

Se le parole del libro non vi bastano e siete curiosi di saperne di più, ecco un video che spiega come rivolgersi in Twi a tutte le persone a cui vogliamo bene!

Ohemaa

Forse, però, la parola più bella utilizzata da Ayesha Arruna Attah nel libro è ohemaa, l’appellativo con cui il simpatico tassista si rivolge a Zainab, Densua e Mary Grace di ritorno dalla loro serata fra amiche: e in effetti si sposa bene con la magia antica delle voci delle antenate, perché il suo significato è nientemeno che “regina”.

Kente: un tessuto tradizionale

Anche per quanto riguarda le parole della cultura e della tradizione il libro è molto ricco: qui trovate le più interessanti.

Il Kente è un particolare tessuto prodotto in Africa. In origine era bianco con motivi indaco, ma con l’arrivo dei commercianti portoghesi le strisce di cotone vennero intrecciate con quelle di seta e il kente si arricchì di nuovi colori.

La produzione del kente è legata a curiose credenze: si pensa che il tessuto originale sia stato ottenuto dalla tela di ragno, per scaramanzia nessuna tessitura deve essere iniziata o finita di venerdì e in caso di errore nell’intrecciare i fili bisogna fare un’offerta al telaio, quasi fosse dotato di spirito. Quando Zainab incontra Kweku a Fort Greene per vedere la partita del Ghana, infatti, si ritrova immersa in una mare di kente in formato tunica e turbante!
Questo elemento tradizionale è così importante che ogni anno si tiene in Ghana la kente fest, durante la quale questa foto è stata fatta.
Persino i colori del tessuto sono legati a diversi significati: il blu simboleggia l’amore, il verde la crescita e l’energia, il giallo e l’oro la ricchezza e la regalità, il rosso la violenza e la rabbia, il bianco la bontà, il grigio la vergogna, il nero la morte.

Zia Emefa era così affettuosa e raggiante, non smetteva di chiedermi di mettermi in posa mentre mi scattava una foto dopo l’altra, io con la mia tenuta in stoffa kente”.

Shekere

Ordiniamo margherita e sono stupefatta quando vedo che Mary Grace ci scrolla sopra il vasetto del peperoncino come fosse uno shekere, cospargendo il formaggio di cerchiolini rossi finché tutta la fetta è un tappeto scarlatto”.

La cosa più simile a uno shekere, nell’immaginario di noi occidentali, è una maracas.
Lo shekere è uno strumento musicale tondo ottenuto da una zucca lasciata essiccare per mesi e ricoperta poi da una rete intrecciata con piccole perline, conchiglie o sassolini che producono rumore quando lo strumento viene scosso o frizionato.

Tipico dell’Africa occidentale, è possibile trovarlo anche in Brasile, dove è approdato durante la tratta degli schiavi.

Mayafi

“Trattengo il respiro, fin quando non vedo comparire il pizzo delicato del mayafi che le ricade sul volto, l’andatura delle sue lunghe gambe, la fierezza con cui incede sempre a testa alta”.

Il mayafi che Zainab riconosce come tratto distintivo della madre è il tipico velo africano, corrispettivo dell’hijab arabo, finemente ricamato e talvolta arricchito da gioielli. “Kala ibadou” in Senegal, “Iburon” in Nigeria, il mayafi viene indossato come scialle, come turbante o come velo.

LA CUCINA DI BROOKLYN

La bellezza di Zainab conquista New York – che è anche la bellezza di New York stessa – è il mix di culture: nelle strade, nelle tradizioni, ma anche in tavola.

Ecco allora in questo menù una ricetta per ogni tradizione culinaria che Zainab ha la possibilità di esplorare nella città in cui vive!

  • Adobong manokk sa buko – FIlippine
  • Lo mein – Cina
  • Riso jollof con pollo – Ghana
  • Chicken roti – India e Sri Lanka
  • Kelewele (Chips di platano): Ghana

Facciamo il mio piatto preferito, adobong manok sa buko. Mamma dice che bisogna mettersi d’impegno, per farlo venire male. Ma ci serve un pollo intero”.

Zainab e Mary Grace decidono di mettersi alla prova in cucina e quando hanno finalmente successo, ne esce lo squisito Adobong manok sa buko, il piatto dell’infanzia filippina di Mary Grace. Se avete già l’acquolina in bocca, ecco come prepararlo!

“Lo zio non abita in una casa grande. Quando venivo a New York ci incontravamo nella City, dove mi invitava a mangiare il lo mein al Manhattan Mall”.

Una delle sfiziosità preferite di Zainab è il lo mein, che mangia con lo zio. Il lo mein è un piatto cinese di pasta all’uovo, simile ai nostri spaghetti o tagliatelle. Proponiamo qui la variante con manzo, ma è possibile accompagnare il lo mein anche con pollo, gamberi o nella versione vegetariana.

Ingredienti

  • Noodles 200 g
  • Olio di semi (di sesamo) 50 ml
  • Brodo di carne 50 ml
  • Salsa di soia 3 cucchiai
  • Zucchero (di canna) 2 cucchiai
  • Carne (di manzo) 1 kg
  • Carote 2
  • Broccoli 1
  • Cipolle 1
  • Aglio 2 spicchi
  • Sale qb
  • Pepe qb

Preparazione

1. Unite in un pentolino il brodo di carne e lo zucchero di canna. Accendete la fiamma e mescolate per fare sciogliere. Unite la salsa di soia e mettete da parte.
2. Adesso lavate le verdure e tagliate i broccoli in cimette, le carote e julienne e la cipolla a fette.
3. Tagliate la carne a strisce sottili e versate in un wok parte dell’olio di sesamo. Fatevi cuocere la carne fino a quando risulta dorata, quindi prelevatela.
4. Nella stessa padella fate rosolare le cipolle con l’olio di sesamo rimasto.
5. Unite le carote ed i broccoli e fate cuocere per circa tre minuti. Aggiungete l’aglio schiacciato.
6. Unite quindi la carne e completate con la salsa: fate cuocere su fiamma bassa per 2 minuti.
7. Aggiungete per ultimi i noodles cotti a parte secondo le istruzioni riportate sulla confezione. Mescolate bene e gustate caldo.

(ricetta di agrodolce.it)

“Viro verso il cucinino, il luogo dove lei prepara il suo riso jollof da urlo – Densua era una di quelle che ci nutrivano al college, tenendo a bada la nostalgia di casa”.

Un piatto facile facile ma che dà grande soddisfazione. Anche voi volete provare il magnifico riso jollof? Qui la ricetta per prepararlo!

Ingredienti

  • 350 g riso Basmati
  • 400 g pollo (coscette o petto)
  • 1 peperone rosso
  • 2 cipolle
  • 15 pomodorini Pachino
  • 2 spicchi aglio
  • 1 cucchiaio timo
  • 1 cucchiaino spezie (curcuma, coriandolo, cumino in semi)
  • q.b.zenzero fresco
  • q.b.peperoncino
  • q.b.acqua (per fare il brodo con il pollo)
  • q.b.olio di palma (o di oliva)
  • q.b.sale

Preparazione

1. Scaldate l’olio sul fuoco medio alto in un tegame capiente.
2. Fate rosolare il pollo fino a farlo diventare dorato da tutte le parti.
3. Mettete il pollo in un’altra casseruola con l’acqua per creare il brodo e portate a bollore. Cuocete circa 20 minuti.
4. Nel frattempo mettete 2 o 3 cucchiai dell’olio usato per cuocere il pollo in un altro tegame.
5. Aggiungete la curcuma e le altre spezie, il peperone tagliato a pezzettini, i pomodorini tagliati, l’aglio tritato, le cipolle, il timo e peperoncino tritato, e lo zenzero grattugiato. Mescolate bene tutti questi ingredienti e lasciate che prendano sapore, dopo di che aggiungete anche il pollo e infine il riso, allungando con il brodo caldo, un po’ alla volta mano a mano che si asciuga. Regolate di sale.
6. Mescolate e cuocete fino a quando il riso è pronto.
7. Togliete dal fuoco lasciate riposare per 10 minuti.
8. Servire accompagnando con uova sode o con banane fritte o platano fritto.

Fateci sapere come viene il vostro Jollof! Ci auguriamo che sia buono come quello di Densua 🙂

(Ricetta di blog.giallozafferano.it)

“Nel locale – ristorante è una parola grossa – non c’è quasi posto per sedersi, ma zio Ali si aggiudica una sedia per la mamma, mentre Mary Grace e io restiamo in piedi accanto a un tavolinetto. Io ordino chicken roti, la mamma e lo zio quello di manzo, e Mary Grace opta per la versione vegetariana”.

Il giro del mondo attraverso il cibo continua con una ricetta di cui l’intera famiglia di Zainab è golosa, ma che non proviene dal Ghana: si tratta del chicken roti, ed è una ricetta orientale. Ecco come prepararla:

Ingredienti

Per la marinatura:

  • 1,3 kg di coscia di pollo tagliato a pezzi
  • mezzo cucchiaino di pepe bianco
  • 1 cucchiaino di aglio tritato
  • mezzo cucchiaino di timo
  • mezzo cucchiaino di curry
  • mezzo cucchiaino di brodo in polvere

Per la cottura:

  • mezza tazza di olio di semi di girasole
  • 1 cipolla grande a dadini
  • 2 cucchiaini di aglio tritato
  • 1/2 cucchiaino di timo
  • 1 cucchiaino di cumino
  • 1/2 cucchiaino di paprika
  • 1 cucchiaino spezie miste
  • 2-3 cucchiai curry
  • 1 cucchiaio di noce moscata macinata
  • 1 lattina di ceci sgocciolati
  • 1 cucchiaio di brodo di pollo in polvere
  • 2 tazze di patate a cubetti
  • 1 cucchiaio di peperoncino di Cayenna (opzionale)
  • 1 cucchiaio di pepe bianco
  • 3-4 tazze di brodo di pollo o acqua
  • sale q.b

Procedimento

1. Mettere il pollo in una grande ciotola e aggiungere sale, aglio, timo, pepe bianco e curry. Mescolare finchè il pollo risulta ben ricoperto dagli ingredienti e mettere in frigo per 30 minuti o per tutta la notte a marinare.
2. Quando è pronto per la cottura, scaldare una padella e aggiungere olio, cipolle, aglio, timo, cumino, spezie miste, paprika, noce moscata e curry. Mescolare finché la cipolla diventa trasparente.
3. Aggiungere il pollo, scaldare e saltare per 2-3 minuti. Aggiungere il brodo di pollo se necessario per non far bruciare il tutto.
4. Aggiungere i ceci, il brodo in polvere e il brodo o acqua, le patate, pepe bianco e pepe di cayenne. Portare a cottura e lasciar sobbollire finché la salsa si addensa (circa 20-30 minuti).
5. Aggiustare lo spessore con il brodo e salare e pepare.

(ricetta tradotta da africanbites.com)

“Torna ai suoi bagagli e senza una parola ci rovista dentro ed estrae diversi pacchetti di chips di platano, e tre barattolini di burro di karité”.

Una mamma sa sempre come coccolare la propria figlia, anche se questa ha intrapreso una vita autonoma e oltreoceano. Vi proponiamo oggi la ricetta delle sfiziose chips di platano che mamma Jamila porta a Zainab.

(Il platano è una specie di banana, più grande e meno dolce utilizzata nella preparazione di ricette sia dolci che salate).

Ingredienti

  • 2 Platano
  • 4 cucchiai Olio extravergine d’oliva
  • 1/2 cucchiaino Curcuma in polvere
  • 1/2 cucchiaino Paprika dolce
  • 1 pizzico Sale

Preparazione

1. Lavate bene i platani sotto l’acqua corrente e asciugateli con un panno pulito, quindi sbucciateli e affettateli sottilmente.
2. Ponete tutto in una ciotola ed unite il sale, l’olio extravergine d’oliva, la curcuma e la paprika.
3. Mescolate bene il tutto e disponete tutte le fette su una leccarda ricoperta di carta da forno.
4. Infornate le chips di platano in forno preriscaldato a 190°C per 10 minuti. Sfornatele, lasciatele raffreddare e servitele in tavola.

(ricetta di blog.giallozafferano.it)

Classici letterari e culti religiosi

Un classico letterario

Per Zainab è sconvolgente e meraviglioso insieme scoprire l’esistenza di narrazioni così antiche da precedere quelle omeriche. Tra le sue preferite c’è il racconto del naufrago. È un testo antichissimo, di inestimabile valore culturale: risale a quasi quattromila anni fa, ed è giunto fino a noi attraverso un unico, preziosissimo papiro, oggi conservato all’Ermitage di San Pietroburgo.

Si tratta del racconto di un funzionario del faraone, che teme di tornare dal suo sovrano perché ha fallito nella spedizione commerciale che gli era stata affidata. Il funzionario racconta a un amico del proprio viaggio e del naufragio che ha vissuto, al quale sono seguite diverse disavventure e peripezie. Il racconto termina con lo sconforto del povero funzionario, che, nonostante i tentativi dell’amico di rassicurarlo, sa di star andando incontro all’ira del faraone.

Se siete curiosi, cliccando sul pulsante qui sotto troverete un approfondimento sull’argomento, che vi mostrerà la posizione esatta della cosiddetta “Isola dell’anima”, su cui il narratore della storia naufraga (pare si tratti di un luogo reale, al largo della costa egiziana), accompagnato da un breve video di spiegazione che vi svelerà i segreti del papiro.

Cliccando qui sotto invece troverete il testo completo in inglese del papiro, insieme a tante altre informazioni sull’argomento!

Tra Vudù e Jiin

“All’inizio, non avevo dovuto scegliere tra il cristianesimo di mio padre e l’Islam di mia mamma. Ma dopo il divorzio dei miei genitori, avevo scelto di diventare musulmana come lei”.

Il padre di Zainab è cattolico, lei e sua madre sono musulmane; ciò che li accomuna è il culto degli antenati. Jamila, Zeina e Fati iniziano a farsi sentire non appena Zainab mette piede nel caldo di New York. La comunità afroamericana, per tradizione, è fortemente legata alla cultura del Vudù, diffuso proprio nella zona dell’Africa attorno al Ghana: non si tratta certo di magia nera, come tanti pensano, ma di una tradizione che si basa sul chiedere consiglio e guida spirituale a chi è venuto prima di noi: gli antenati, appunto. Il Vudù si basa sulla convinzione che gli spiriti dei morti ci accompagnino sempre, silenziosamente (certo, non in questo caso…), e che si mostrino solo talvolta, per guidarci e sostenerci nei momenti di transizione e difficoltà.

Non è un caso che le antenate che si mostrano a Zainab siano tutte donne: la religione Vudù è incentrata non sulla figura maschile, bensì su quella femminile, e si basa sulla successione matriarcale di donne potenti che proteggono la religione comune. La divinità principale, Mawu (o Mahu), è spesso raffigurata come un’anziana signora, solitamente una madre, dall’indole dolce e compassionevole, a cui ci si rivolge nelle avversità.

Anche se l’Islam e il cristianesimo sono ormai predominanti in Africa, le pratiche Vudù rimangono come insieme di tradizioni in tutta l’Africa, coesistendo e mescolandosi con le religioni più recenti esattamente come accade negli Stati Uniti tra etnie, culture e nazionalità diversissime fra loro.

I jinn sono invece creature della mitologia islamica, a metà strada tra angeli, demoni ed esseri umani. La radice è la stessa della parola italiana genio, e infatti spesso i jinn sono dispettosi. Molte volte si tratta di spiritelli maligni, ma posono anche dimostrarsi protettivi e gentili.

La tradizione islamica dei jinn è presente soprattutto nei Paesi arabi, ma con la diffusione della religione musulmana nel continente africano, la credenza in questi spiritelli si è diffusa con essa. Particolarmente affascinanti sono i personaggi jinn presenti in un grande capolavoro della letteratura islamica: le Mille e una notte.

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